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Villa Mondragone e il calendario gregoriano

La misurazione del tempo è stata nella storia dell’umanità un problema di grande importanza e difficoltà, con il succedersi delle stagioni e degli anni con la scadenza di equinozi e solstizi ma i calcoli non erano affatto semplici. Per capire l’episodio di Villa Mondragone e il calendario gregoriano partiamo da qui.

L’errore di Sosigene

Ai tempi di Giulio Cesare l’astronomo egizio Sosigene d’Alessandria calcolò il tempo di durata dell’anno in 365 giorni e 6 ore e per compensare lo scarto delle 6 ore introdusse l’anno bisestile inserendo ogni 4 anni un giorno in più. Nasceva così nel 46 a.C. il Calendario Giuliano che quell’anno, per riallineare l’equinozio di primavera, avrebbe avuto 445 giorni e che fu definito ultimus annus confusionis.
Ma Sosigene commetteva comunque un errore, che all’epoca era impossibile riconoscere. Il tempo di rivoluzione della Terra è in realtà di 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 45 secondi.

Il difficile compito di datare la Pasqua

Nel 325 Costantino, primo imperatore romano ad abbracciare la fede cattolica, e le gerarchie ecclesiastiche promulgarono il Concilio di Nicea dove si stabilì il ruolo temporale della chiesa cattolica con una liturgia basata su ricorrenze fisse come il “Natale” e ricorrenze mobili come la “Pasqua”.

La data di quest’ultima veniva stabilita nella prima domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera che nel 325 cadeva il 21 marzo e che divenne ufficialmente la data dell’equinozio.
Con il passare degli anni però si notò che la data dell’equinozio, che corrisponde ad una precisa posizione di alcune stelle, era cambiata e non corrispondeva più al 21 marzo, lo scarto aumentava e slittavano così tutte le festività per così dire “mobili”.

I dieci giorni mai esistiti

Nel XVI secolo lo scarto era diventato di dieci giorni ed il Papa Gregorio XIII decise di risolvere quindi la situazione promulgando da Villa Mondragone (una delle ville tuscolane di Frascati) la bolla papale Inter gravissimas (prime 2 parole della bolla – “Tra le cose gravissime”) in cui si decideva che al 4 ottobre 1582 si sarebbe passati al 15 ottobre recuperando così la differenza di 10 giorni.

I calcoli precisissimi e accurati vennero affidati all’astronomo calabrese Luigi Giglio che stabilì anche che ogni cento anni l’anno bisestile sarebbe stato normale salvo però ogni quattrocento anni. Questo permetteva di accumulare novantasette giorni bisestili ogni quattrocento anni anziché cento in totale, recuperando di conseguenza il ritardo reale.
E così il 1700, il 1800 e il 1900 non sono stati bisestili, mentre lo è stato il 2000 e non lo sarà il 2100.
Era nato il Calendario Gregoriano.

Per imporre l’uso del nuovo calendario e convincere i protestanti che in contrapposizione continuavano a servirsi del Calendario Giuliano, la Chiesa iniziò la costruzione di grandi meridiane all’interno della chiese.

L’ingresso nella modernità

Nel 1700 per verificare definitivamente l’esattezza della riforma del Calendario Gregoriano Papa Clemente XI incaricò il matematico ed astronomo Francesco Bianchini di realizzare all’interno della imponente chiesa di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri una monumentale meridiana che indicasse con precisione l’equinozio e di conseguenza la Pasqua.   Si era entrati nella modernità e nell’era della verifica scientifica. Ancora oggi molta gente è affascinata dalla storia di Villa Mondragone e il calendario gregoriano.

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