Il Museo delle Mura di Roma è collocato in un luogo rappresentativo della città, l’interno di Porta San Sebastiano aperta nelle Mura Aureliane.
Un luogo simbolico per vari motivi: con il nome di Porta Appia era l’ingresso in città dell’omonima strada Regina Viarum. Tale posizione le ha conferito per un certo periodo anche il nome di Porta Domine Quo Vadis. La struttura, risalente all’epoca di Aureliano (circa 275 d.C.), presentava un’apertura con due fornici e torri semicilindriche di travertino. Dopo vari restauri, incluso quello condotto dall’imperatore Onorio nel 401-402, la porta assunse un aspetto più monumentale, con un unico fornice e finestre ad arco.
La via Appia, principale arteria di accesso a Roma, generava intenso traffico, con zone di sosta per nobili. La porta presenta anche graffiti che testimoniano la vita quotidiana nel tempo. Oggi Roma misura quasi 1300 chilometri quadrati, ma in passato era molto più ristretta e fortificata.
L’ingresso alla città avveniva quindi tramite grandi porte. Alcune di queste sono state distrutte, mentre altre sono ancora intatte e oggi fungono da porte aperte, solide e maestose, che continuano a sorvegliare il passaggio di veicoli e persone.
In epoca medievale, veniva denominate “Accia”, probabilmente a causa del vicino fiume Almone (detto “Acqua Accia”). Un documento del 1434 la cita come “Porta Domine quo vadis” e solo nel XV secolo assume il nome attuale, in relazione alla basilica e catacombe di San Sebastiano.
Nel 1536, fu trasformata in un arco di trionfo per l’ingresso dell’imperatore Carlo V da Antonio Da Sangallo. Nel 1571 passò da lì il corteo trionfale per Marcantonio Colonna vincitore della battaglia di Lepanto.
Nei secoli, la Porta e le mura che la ospitano si sono riempite di iscrizioni, effigi e altre notevoli testimonianze documentali.
Le molte croci incise nei muri e il monogramma JHS di Gesù Cristo sullo stipite sinistro sembrano essere opera di pellegrini. Si possono leggere numerosi nomi e date fino al 1622. Alcuni viandanti hanno inciso indicazioni stradali per raggiungere la porta o la Basilica di San Giovanni in Laterano.
Queste indicazioni, insieme a un ottimo stato di conservazione della Porta, rendono il luogo ideale come locazione di questo Museo.
Le ultime modifiche interne rilevanti della Porta sono dovute a Ettore Muti, Segretario del Partito Nazionale Fascista, che la occupò e utilizzò dal 1941 al 1943 come abitazione e ufficio.
Il percorso espositivo si svolge al primo e secondo piano della Porta, ed è suddiviso in tre sezioni temporali: antica, medievale e moderna. Le sale sono divise tra le torri orientale e occidentale che delimitano la luce della Porta.
Le torri sono collegate dal passaggio interno con ampie finestre sopra l’apertura della Porta. In ogni sezione, pannelli fotografici raccontano le mura nel loro complesso e nei tanti dettagli, non solo artistici ma anche funzionali, che le adornano.
Inoltre, per approfondire l’argomento delle mura romane sono descritte le tecniche di costruzione ma anche quelle di attacco militare per espugnarle. Altri aspetti unici dell’edificio, che ospita anche mostre d’arte temporanee, sono il panorama visibile da una delle torri e alcuni tratti del cammino di ronda. Fortemente danneggiato dall’usura del tempo e da un crollo del 2001; messo in sicurezza ma non ancora riparato.
Quando parliamo delle mura di Roma intendiamo i sei distinti sistemi difensivi sviluppati nel corso dei secoli, dalle origini urbane fino al XVII secolo. Un insieme di infrastrutture architettoniche tuttora in gran parte visibili o comunque ben ravvisabili.
La cinta muraria è stata incorporata nell’urbanistica e in alcuni casi ne restano solo frammenti, mentre le porte sono state modificate più volte. Può accadere di attraversarle senza rendersi conto della loro antica funzione difensiva.
In questo, Roma è l’unica capitale europea ad avere conservato quasi per intero il circuito delle mura e delle porte. Segno di una capacità tecnica avanzata che trova riscontro anche in altre grandi opere quali acquedotti, ponti, templi e altri monumenti anche bimillenari.
Per comprendere pienamente l’essenza stessa del rapporto tra le mura di Roma e la città in esse contenuta risaliamo a una antica testimonianza.
Lo storico Tito Livio, vissuto a cavallo della nascita di Cristo, scrisse nell’opera “Ab Urbe Condita” un’espressione simbolica riguardante Romolo, leggendario fondatore di Roma. “così, d’ora in poi, possa morire chiunque osi scavalcare le mie mura”.
In questo modo Romolo si impossessò da solo del potere e la città appena fondata prese il nome del suo fondatore. A riprova dell’importanza fondamentale del concetto di confine/muro per la cultura, la storia e la civiltà romana.
Il Museo, ospitato all’interno delle Mura Aureliane, offre ai visitatori percorso e storia dell’utilizzo del monumento che con alterne vicende è giunto fino a noi.
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