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Virtual Tour

Vittoria, la più bella del mondo

La bellezza femminile nei secoli

Ogni epoca ha avuto e ha i suoi canoni estetici di bellezza femminile. La rinascimentale “Nascita di Venere” del Botticelli, di fine del ‘400, ci mostra la dea della bellezza.

Ritraendola con un po’ di pancetta, lunghi capelli rossi e gambe e braccia discretamente tornite. Marilyn Monroe, nata quasi un secolo fa nel 1926, ha un seno più prorompente (siamo nell’epoca delle maggiorate rese note soprattutto dal cinema), capelli biondi più corti e una carnagione lattea.

Il canone ottocentesco

Nel 1805, ad Albano Laziale vicino Roma, nasce in una famiglia di vignaioli un modello di bellezza ammirato in tutto il mondo. Nonostante non ci fossero all’epoca ancora cinema, tv e rotocalchi. Parliamo di Vittoria Caldoni, che tra il 1820 e il 1840 è stata la modella preferita di tantissimi pittori, italiani ma anche stranieri. Artisti residenti o di passaggio in Italia per i loro Grand Tour di accrescimento culturale e personale. C’è chi ha visto in lei l’armonia sinuosa delle sculture classiche. Altri invece la perfezione dei volti ritratti da Raffaello. Nel giro degli intellettuali, non solo pittori e scultori ma anche scrittori, divenne famosa come “Vittoria di Albano”, “la fanciulla di Albano”, “la bella vignaiola”.

Sono innumerevoli i quadri, i disegni e le sculture dove è protagonista. Persino il grande poeta Goethe aveva un suo ritratto in casa. Un mestiere, quello di modella, sempre svolto in presenza della madre e sempre pudicamente coperta. Fino a quando nel 1839 la nostra albanense non sposa un giovane pittore russo, Grigorij Làpcenko. L’unico a ritrarla senza veli. Nel 1840 la coppia si trasferisce in Russia e lei si occuperà esclusivamente della famiglia del marito. Il quale divenne progressivamente cieco e di questa parte della sua vita si sa solo che morì nel 1872.

Una fama internazionale

Ma qui vogliamo continuare a celebrare la sua bellezza. August Kestner, diplomatico e collezionista d’arte tedesco, vissea Roma per lavoro e anche dopo dal 1818 al 1853. Da pittore dilettante la raffigurò per ben quarantaquattro volte. E la descrisse nei suoi “Römische Studien” del 1850 con le parole: “Una bellezza così perfetta come non se n’è mai vista dagli albori dell’umanità”. Parole ancora più accese sono quelle di Nicolaj Gogol’, scrittore e drammaturgo considerato uno dei grandi della letteratura russa. Il quale si ispirò a lei per il personaggio di Annunziata nell’omonimo racconto del 1840.

“Provati a guardare il fulmine quando, squarciando le nubi nere come carbone, scocca in un diluvio di luce abbagliante. Tali sono gli occhi di Annunziata d’Albano. Tutto in lei rammenta i tempi antichi, quando il marmo si animava al balenio degli scalpelli degli scultori”. L’8 marzo 2013, Festa della Donna, Albano ha dedicato alla sua celebre concittadina una via. Si tratta di una scalinata, forse una scelta simbolica tra la fama della prima metà della sua vita e l’anonimato della seconda.

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A cura de il NETWORK | testo Andrea Franchini
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