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Le fave nella storia, nella cultura e nella cucina romana e del Lazio

Le fave nella storia di Roma e del Lazio, dalle tavole imbandite dei Cesari alle sagre dei nostri giorni, sono un elemento chiave del patrimonio gastronomico. Un connubio che affonda le sue radici nei millenni, intrecciando storia, cultura e tradizione.

Un filo conduttore che forse non valorizza pienamente le proprietà nutrizionali di questo prodotto della terra. Ferro, potassio, magnesio, rame, selenio e moltissime vitamine ne fanno tuttavia un alimento sano e poco calorico.

Cenni storici di un alimento antico e prezioso

Già in epoca preistorica, le fave erano coltivate e consumate nella regione. Reperti archeologici risalenti all’età del bronzo attestano la loro presenza nelle aree intorno a Roma, mentre testimonianze letterarie dell’antichità ne descrivono l’utilizzo diffuso. Catone, Varrone e Plinio il Vecchio nei loro scritti agricoli menzionano le fave come alimento prezioso, apprezzato per il suo valore nutritivo e la sua versatilità in cucina. Apicio, celebre gastronomo romano del I secolo d.C., includeva diverse ricette a base di fave nel suo ricettario De re coquinaria“.

Tra queste, una ricetta per le “Fave con il miele”, un dolce antesignano delle moderne fave con la ricotta. Per i Romani, le fave erano un alimento base, consumato fresco o secco, in diverse preparazioni. Le più diffuse erano le “Fave in umido”, cotte con olio, erbe aromatiche e, a volte, lardo o pancetta. Venivano inoltre utilizzate per preparare focacce, zuppe e persino dolci. Le fave erano considerate anche un alimento propiziatorio, spesso consumate durante riti religiosi e festività.

Un legame che si rinnova: dalle fave nella storia a oggi

Per unire il passato al presente passiamo dal papa che nel 1309 ha trasferito la Santa Sede in Francia. Il francese Papa Clemente V era un grande amante delle fave. Si dice che durante il suo papato facesse arrivare regolarmente carichi di fave fresche dal Lazio alla sua residenza francese. Portando con sé quindi un’abitudine alimentare acquisita a Roma. Ancora oggi, le fave occupano un posto di rilievo nella cucina romana e del Lazio.

Tra gli abbinamenti di gusto più tipici troviamo le “Fave con il guanciale”, le “Fave con la pecora”, con pecorino romano e menta, e le “Fave fresche”, con olio, sale e pepe.

Ma il modo più diretto di degustarle è “Fave crude e pecorino”, che fonde il sapore fresco del legume alla piccantezza di uno dei formaggi regionali più tipici. Le fave sono uno degli ingredienti immancabili nella “Vignarola”: contorno romano che le fa cuocere insieme a piselli, carciofi e lattuga romana,

Le fave protagoniste di sagre e feste popolari

La primavera, quando il legume è fresco, è il periodo nel quale si assiste al fiorire di eventi a partecipazione popolare intorno a Roma e nel Lazio. Eventi che abbinano le fave, tra l’altro vendute in quantità nei locali Mercati Contadini, ad altri alimenti della tradizione regionale e ad altri aspetti folkloristici e di spettacolo. Difficile citarli tutte anche per la pubblicizzazione spesso non ad ampio raggio che li promuove. Sono comunque molto rappresentative, ad esempio, quelle di Palombara Sabina, di Velletri e di Carbognano.

A Ponticelli Sabino la sagra è abbinata a un’escursione gratuita al Ponte del Diavolo. Anche nel resto dell’anno le fave sono protagoniste di eventi pubblici. Il 2 novembre, Giorno dei defunti, ad Aquino, si svolge la “Rievocazione Storica delle Fave dei Morti”. Manifestazione che consiste nella distribuzione a tutti di un piatto di minestra di fave accompagnata da pane rosso (di mais).

Il momento clou delle fave è il 1° maggio, Festa del Lavoro, ideale per una scampagnata fuori porta godendo del sole e di un buon rosso del contadino. A Roma, c’è il classico Concertone a Piazza San Giovanni; ma quest’anno le fave si abbinano alla musica anche all’Auditorium Parco della Musica e alle Capanelle, in un clima di festa che prelude all’estate.

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A cura de il NETWORK | testo Andrea Franchini | foto Ezio Bocci

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