Nell’area di Piazza Navona, di Piazza Farnese e delle vie i cui nomi richiamano le botteghe artigiane di un tempo, sorge la pittoresca Campo de’ Fiori. L’appellativo “Piazza” qui non viene mai usato dai romani per questa che, fra l’altro, è l’unica grande piazza del centro sulla quale non affacciano chiese.
La storia di Campo de’ Fiori risale all’antica Roma, quando era un’area paludosa e malsana. Solo nel Medioevo, con l’espansione della città, iniziò a essere bonificata e urbanizzata.
Nel Quattrocento, la piazza divenne un importante centro commerciale e culturale, sede di mercati, di botteghe, già citate, e taverne. Nel 1600, Campo de’ Fiori fu teatro di eventi tragici.
Il 17 febbraio 1600, infatti, qui fu bruciato vivo Giordano Bruno, filosofo e teologo campano condannato per eresia dalla Chiesa cattolica. La sua esecuzione fu un evento di grande impatto, che consolidò la fama della Piazza come luogo di contrasti e di libertà di pensiero. E dove avvennero altre esecuzioni capitali.
Negli anni successivi, la piazza continuò a essere un importante centro di fermento culturale e sociale. Qui si tenevano spettacoli teatrali, concerti, e dibattiti. Nel 1869, infine, fu inaugurato il mercato giornaliero, che ancora oggi anima la piazza ogni giorno.
Tornando al celebre eretico, il monumento commemorativo fu inaugurato nel 1889, ma fu subito oggetto di polemiche da parte della Chiesa cattolica. Nel tempo, il luogo è stato sede di raduni politici dando vita anche a scontri con le Forze dell’Ordine.
Oggi, questa è una piazza viva nella quale di giorno pulsa il mercato (come con il simpatico Mustafà) con la sua gioiosa confusione quotidiana e la notte ferve la movida. Un’attività di svago che si articola nei numerosi locali pubblici frequentati soprattutto da giovani. Se non mancano grandi gruppi di turisti o coppiette straniere in cerca di tipicità romane, alla piazza sono affezionati anche gli stessi romani.
Da citare il film del 1943 “Campo de’ Fiori” di Mario Bonnard, con Aldo Fabrizi e Anna Magnani. In un loro dialogo, alla battuta di lei: “Se n’è annata, ‘a signora…” risponde lui: “Tu invece stai sempre lì, sei peggio de Giordano Bruno!”.
Nei secoli in questa piazza sono stati costruiti palazzi di famiglie nobiliari che hanno inciso nell’architettura e nella vita sociale ed economica del tempo. Casati quali, ad esempio, gli Orsini con Palazzo Orsini Pio Righetti (nome odierno) più noto come Palazzo Pio. Costruito nelle forme attuali intorno al 1450 dal Cardinale Condulmer, inglobò un antico edificio medievale della nobile famiglia. Lo stesso palazzo tornò poi nella proprietà degli Orsini alla fine del XV secolo.
Prima di essere spostata per fare posto alla statua di Giordano Bruno, al centro della piazza campeggiava la Fontana della Terrina di Giacomo Della Porta. Così chiamata perché ricorda una zuppiera (da qui l’altro nome popolare di Fontana della Zuppiera) sia per la forma sia per il coperchio, fatto mettere per evitare che i mercanti vi lasciassero in fresco frutta e verdura. Oggi la fontana si trova davanti alla vicina Chiesa Nuova nella piazza omonima.
Anche gli immediati dintorni offrono scorci suggestivi che evocano la Roma di un tempo, primo fra tutti il cortile delimitato dall’Arco degli Acetari dove il tempo si è fermato a qualche secolo fa. Gli acetari, o meglio acetosari, erano i venditori ambulanti della preziosa Acqua Acetosa quando nelle case non esisteva l’acqua corrente.
Uno dei tanti mestieri che si svolgevano nei dintorni, con relative botteghe artigiane, e che hanno dato i nomi alle vie della zona. Come: Via dei Baullari (costruttori di valigie e bauli), Largo dei Librari, Via dei Giubbonari, Via dei Cappellari e altre.
Non si può non citare, parlando di questo luogo, del Passetto del Biscione: un passaggio pedonale coperto che oggi unisce Via di Grottapinta con Piazza del Biscione ma nell’Antica Roma era un passaggio di uscita dalla cavea del Teatro di Pompeo.
Il Passetto è detto “del Biscione”, come la Piazza adiacente, per la similitudine con l’anguilla dello stemma Orsini, la famiglia del citato Palazzo Orsini Pio Righetti. Però è noto anche come Arco di Grottapinta, dall’uso antico di chiamare grotta ogni anfratto scuro decorato con affreschi.
Nel 2024 compie cinquant’anni la canzone “Campo de’ Fiori” di Antonello Venditti, inno d’amore alla Piazza: “Campo de’ fiori io non corro più /… / E non ho più paura della libertà”.
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